venerdì 30 dicembre 2011

La questione del Sahara Occidentale. Liberate Rossella Urru.

Rabat (Marocco), 15 dic. (LaPresse/AP) - Il Fronte Polisario ha reso noto sul suo sito web di avere in custodia i sospetti rapitori della cooperante italiana Rossella Urru e dei due colleghi spagnoli. Il capo del movimento di liberazione attivo nel Sahara, Khatri Addouh, ha detto che le diverse persone detenute sono membri "di un'organizzazione criminale precedentemente sconosciuta". Addouh ha parlato da Tifarti, nella parte del Sahara Occidentale controllata dal Marocco e annessa al suo territorio nel 1975. Lo scorso ottobre un gruppo di uomini armati ha sequestrato la Urru e gli altri due operatori umanitari da un campo per rifugiati nel sud dell'Algeria, al confine con il Marocco. Il rapimento era stato rivendicato da un gruppo sconosciuto legato al ramo nordafricano di al-Qaeda.
La nostra connazionale Rosella Urru è tutt’ora nelle mani dell’estremismo islamico, che fa riferimento alla vuota sigla di “al-Qaeda”, riconducibile senza troppi sforzi all’intelligence USA.
Ci auguriamo che possa presto venire liberata e con lei i suoi colleghi spagnoli, primi sostenitori della causa del popolo Sarahwi.  Cerchiamo però di capire meglio la questione, di inquadrarla geograficamente e politicamente. Perchè è evidente come stiano cercando di delegittimare la valenza e l’importanza della lotta del popolo saharawi e del Fronte Polisario attribuendogli la responsabilità di quanto avvenuto. Un gioco simile a quanto è avvenuto e avviene tutt’ora a chi decide di non sottostare agli ordini e voleri dell’imperialismo. Non possiamo accettarlo! Le menzogne e la propaganda mediatica non ci disorienteranno.
            W il popolo saharawi! w il Fronte Polisario! w la Repubblica Araba Saharawi Democratica!
Il Sahara Occidentale si trova sulla costa atlantica dell’Africa del Nord, tra il Marocco e la Mauritania. Il suo territorio è completamente arido, pianeggiante e sabbioso a ovest, collinoso e roccioso a est. I rari corsi d’acqua sono stagionali, secchi durante l’estate. Per due terzi è sotto occupazione del Marocco.  La stragrande maggioranza della popolazione è costituita dai coloni marocchini. I saharawi (popolazione discendente dalle locali tribù berbere dei Sanhadja e successivamente fusasi con gli arabi arrivati qui dallo Yemen nel XIII secolo) sono un’esigua minoranza a est del muro costruito dall’occupante marocchino nel deserto ( che si snoda da nord a sud lungo tutto il territorio ). Si contano più di 200.000 rifugiati nelle tendopoli allestite nel deserto algerino, attorno alla città di Tindouf, mentre la popolazione nella regione tocca le 300.000 unità.
Il Paese dipende economicamente dal Marocco, che importa forniture alimentari ed energetiche e gestisce le poche attività locali: la pastorizia nomade (cammelli, capre e pecore) e la coltivazione di palme da dattero nelle oasi del deserto. Ma sono la pesca nelle acque dell’oceano e l’estrazione di fosfati il vero business sui cui le potenze coloniali ( ormai è inutile definirle “ex” ) hanno messo gli occhi da svariati decenni.
Il Sahara Occidentale ottiene l'indipendenza dalla Spagna nel 1975 dopo due anni di lotta del Fronte Polisario (Fronte Popolare di Liberazione della Saguia el Hamra e Rio de Oro), ma viene subito occupato dal Marocco, a nord, e dalla Mauritania, a sud, in base a un accordo segreto tra i due paesi africani, stipulato a Madrid. Migliaia di saharawi fuggono dai bombardamenti dell'aviazione marocchina (che utilizza bombe al napalm e al fosforo sui villaggi) accampandosi nel deserto Algerino, vicino a Tindouf. Qui presto si concentrano tutti i profughi e qui il Fronte Polisario, nel 1976, proclama lo stato indipendente "in esilio" dei saharawi: la Repubblica araba saharawi democratica (Rasd), che verrà riconosciuta da una settantina di paesi. Nel Sahara Occidentale il Polisario inizia una dura guerriglia di resistenza. Nel 1979 la Mauritania ritira le proprie truppe. Il Marocco allora, appoggiato da Spagna, Francia e Stati Uniti, raddoppia lo sforzo bellico e occupa anche la parte meridionale del paese. Ma il Fronte Polisario reagisce con forza, e nei primi anni '80 riesce a liberare varie zone dall'occupazione marocchina. Rabat risponde edificando una muraglia fortificata, minata ed elettrificata lunga 2.500 chilometri in cui racchiude i territori occupati, e al riparo della quale inizia una massiccia colonizzazione, accompagnata da una sanguinosa pulizia etnica contro i saharawi. Fuori dal muro la guerra continua. Nel 1991 l'Onu riesce ad imporre il cessate il fuoco e l'organizzazione di un referendum per l'autodeterminazione del popolo saharawi sotto l'egida di una missione delle Nazioni Unite (Minurso). Dopo lunghe e difficili trattative, la consultazione viene fissata per il 1992, ma il Marocco boicotta in ogni modo la preparazione del referendum, continuando le azioni militari e contestando i criteri di definizione della base elettorale (che secondo Rabat deve includere anche i coloni marocchini). Così la consultazione viene rimandata al 1998, e poi ancora al 2000. Ma non accade nulla. Ad oggi, nonostante l’abbandono della lotta armata del Fronte Polisario nella speranza di poter ottenere più risultati tramite la via non violenta, la celebrazione del referendum appare ancora lontana e l'occupazione marocchina del Sahara Occidentale prosegue nell’indifferenza generale.
fonte principale:peacereporter

sabato 10 dicembre 2011

Reggio Emilia è Antifascista! Ora e sempre, Resistenza!

 

bandiera fronte

«Durante l'occupazione nemica opponeva al tedesco invasore la fiera resistenza dei suoi figli, accorsi in gran numero nelle formazioni partigiane impegnate in dura e sanguinosa lotta. Cinquecento caduti in combattimento, interi comuni distrutti, popolazioni seviziate e sottoposte al più spietato terrore, deportazioni in massa, stragi inumane e crudeli persecuzioni, costituiscono il bilancio tragico, ma luminoso, di un'attività perseverante e coraggiosa iniziata nel settembre 1943 e conclusa con la disfatta delle forze d'occupazione. Memore di nobili secolari tradizioni, riaffermate nell'epopea del Risorgimento, la Città di Reggio Emilia ha saputo degnamente concludere un rinnovato ciclo di lotte per la libertà e per l'indipendenza ed offrire alla Patria generoso tributo di sacrificio e di sangue.»
Settembre 1943 - aprile 1945