venerdì 27 dicembre 2013

Onore ai 7 fratelli Cervi! Onore ai combattenti partigiani!

I compagni del FGC, al loro arrivo a Casa Cervi, applauditi dalla folla (anche dalle finestre del museo!).


Onore ai 7 fratelli Cervi! Onore ai combattenti partigiani!

Il 28 dicembre del 1943, nell'(ex) poligono di tiro della nostra città, vennerro assassinati i sette patrioti Cervi e il loro compagno Quarto Camurri, come rappresaglia delle autorità di regime per le azioni partigiane nella nostra provincia che mettevano a dura prova i fascisti nostrani.
Rendendo loro omaggio in questa data, non possiamo non rattristarci nel vedere quanto del mondo che, anche col loro sacrificio, volevano cambiare in realtà non sia cambiato così tanto.
La sostanziale continuità della Repubblica italiana col regime precedente, il dominio dei monopoli, le persecuzioni di comunisti ed antifiascisti, le politiche antipopolari sempre più feroci messi in atto in modo particolare dalla scomparsa del PCI ( e più precisamente dalla scomparsa dell'Unione Sovietica) ad oggi.

Ci troviamo non solo a dover combattere tutto questo, a costruire una nuova leva di giovani comunisti, ma anche a contrastare un revisionismo storico che cancella il ruolo fondamentale della lotta armata del popolo italiano nella sua Liberazione e soprattutto il ruolo dei comunisti e del PCI in questo riscatto della nostra Italia.

Basti pensare che proprio nella casa dei compagni fratelli Cervi, in un luogo "sacro" della Resistenza non solo della nostra terra ma di tutto il Paese, i comunisti e le loro bandiere non siano accettati da chi dirige l'Istituto Cervi: siamo evidentemente "politici" a loro dire, potremmo offendere la "sensibilità" di qualcuno.
Non ci siamo scoraggiati e i nostri rossi vessili e le canzoni partigiane che abbiamo cantato in mezzo alla folla plaudente il 25 di aprile scorso sono ancora vivi nella memoria.
(https://www.facebook.com/notes/fronte-della-giovent%C3%B9-comunista-reggio-emilia/il-nostro-25-aprile-i-media-e-la-giovent%C3%B9-comunista/556157154429364)

Lo abbiamo fatto per tenere viva la memoria nelle nuove generazioni e lo faremo di nuovo e sempre.
E lo abbiamo fatto anche per voi Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore.

A pugno chiuso!





"Quando fa guardia la vedetta sempre sta all'erta il partigiano con l'arma sua fedele in mano per annientare l'invasor.


È giunta l'ora dell'attacco,
il vessillo tricolore,
e noi dei Cervi l'abbiamo giurato, vogliamo pace e libertà... e libertà.


Compagni fratelli Cervi, cosa importa se si muore, per la libertà e l'onore al tuo popolo fedel.

Arma il moschetto o partigiano, vesti la giubba di battaglia per la salvezza dell'Italia forse domani si morrà.


È giunta l'ora dell'attacco,
il vessillo tricolore,
e noi dei Cervi l'abbiamo giurato, vogliamo pace e libertà... e libertà.


Compagni fratelli Cervi, cosa importa se si muore, per la libertà e l'onore al tuo popolo fedel.

Metti la giubba di battaglia, mitra, fucile, bombe a mano. Per la libertà lottiamo, per il tuo popolo fedel.


È giunta l'ora dell'attacco,
il vessillo tricolore,
e noi dei Cervi l'abbiamo giurato, vogliamo pace e libertà... e libertà.

Compagni fratelli Cervi, cosa importa se si muore, per la libertà e l'onore al tuo popolo fedel."

giovedì 31 ottobre 2013

Contro il fascismo, FGC Reggio Emilia si mobilita


Contro il fascismo, FGC Reggio Emilia si mobilita


Abbiamo appreso la notizia che Forza Nuova sta organizzando un'iniziativa a Reggio Emilia, e appoggiamo la mobilitazione di sabato 26 ottobre organizzata dalle forze antifasciste reggiane contro il gruppo di estrema destra. Quello che il nostro Paese sta attraversando è un periodo di crisi economica, politica e culturale. È in queste fasi storiche che la mobilitazione populista e reazionaria delle forze di estrema destra può avere successo. Il Fronte della Gioventù Comunista di Reggio Emilia ribadisce pertanto la necessità che l'antifascismo sia anche militante e attivo sul territorio: ogni passo avanti fatto dai movimenti intolleranti e neofascisti è un ostacolo al progresso sociale, politico e culturale della società. Per realizzare il socialismo è necessario combattere il fascismo in tutte le sue forme. 
Anche il Fronte della Gioventù Comunista di Reggio Emilia si mobiliterà e invita alla mobilitazione tutti i sinceri antifascisti della città contro ogni iniziativa delle forze reazionarie. 

Siamo il 99%?

Siamo il 99%? | Senza Tregua

Da dove nasce il “movimento”
Con lo svilupparsi della crisi e l’esplodere dei primi effetti concreti sulla popolazione, negli ultimi anni, in particolare dal 2011 si sono sviluppati una serie di movimenti sociali che hanno visto il loro apice nei paesi PIIGS e negli Stati Uniti: il Movimento Indignados e Occupy  Wall Street.
La crisi sta colpendo in maniera molto dura sia i settori proletari della società che i ceti medi e piccolo borghesi. Le dimensioni di massa (soprattutto in Spagna) che hanno assunto questi movimenti di protesta sono il sintomo di un malessere sociale rilevante, di una invocazione di cambiamento che si esprime come sa e come può. Questi movimenti sono frutto del peggioramento delle condizioni vita, dalla precarietà e disoccupazione, della proletarizzazione e pauperizzazione della classe media, che comporta per migliaia di famiglie la perdita costante del loro “potere d’acquisto”, e sono nati sulla base dello spontaneismo che rispecchia questa realtà. Una, se non la principale, parola d’ordine uscita da queste proteste, fatta propria anche da molti movimenti antagonisti e organizzazioni politiche e sociali di sinistra è stata “noi siamo il 99% contro l’1%”. Alla vigilia delle mobilitazioni d’Ottobre e della costruzione del conflitto sociale e di classe nel nostro paese e continente, che passa dal lavoro di classe quotidiano e non dalle sole giornate di piazza, riteniamo doveroso soffermarci su questa parola d’ordine.
La piccola borghesia in via di proletarizzazione è stata egemone nelle prime risposte spontanee alla crisi: è infatti il settore sociale che si mobilita prima in quanto munito di maggiori mezzi culturali, della chiara consapevolezza nel difendere una posizione sociale in corso di stritolamento. Questo settore è alla ricerca di soluzioni caratterizzate, naturalmente, dal suo punto di vista sociale, che non può che essere predominato dal desiderio di una forma di gestione diversa dall’attuale, dalla visione a-classista della società, dalla ricerca di soluzioni immediate, senza rottura, che possono arrestarne il declino, identificando il problema di fondo nei “politici corrotti”, nel “banchiere arraffone”, nella “finanza cattiva” e in una “democrazia falsa” ossia elementi oggettivamente parassitari che si formano nel capitalismo giunto alla sua fase di “dominio dei monopoli e del capitale finanziario”(cit. Lenin).. La parola d’ordine “siamo il 99%” è frutto sostanzialmente di questa visione e desiderio di un capitalismo “diverso”, purificato dall’1% che pregiudica il “capitalismo produttivo”.
Ma la profonda debolezza teorica sta nel vedere questi elementi come un qualcosa di estraneo al sistema e non come di un qualcosa legato strutturalmente al modo di produzione capitalista giunto a questa fase di sviluppo: si crea la visione che lavoratori e padroni siano alleati, si indirizza la rabbia sociale sotto forma di “indignazione” contro alcuni soggetti e non contro il sistema, si fa l’apologia di un passato da far rivivere con uno stato sociale che garantiva benessere alla classe media e all’aristocrazia operaia. Pertanto, non è in contestazione il capitalismo in sé, che è buono, secondo queste tesi, sino a quando garantisce una soddisfacente fetta di torta a ciascuno ma altresì il lato malato di un fantomatico capitalismo finanziario.
[continua nel link dell'articolo]

domenica 7 luglio 2013

7 luglio. Accadde a Reggio Emilia.

Senza Tregua – 7 luglio. Accadde a Reggio Emilia.

Ovidio Franchi, Afro Tondelli, Lauro Farioli, Emilio Reverberi, Marino Serri: il sette luglio 1960 muoiono sotto i colpi della polizia ad una manifestazione di protesta contro il governo Tambroni, sostenuto dal Movimento Sociale italiano. Nei mesi precedenti violenti scontri avevano segnato le piazze di molte città d’Italia, da Nord a Sud. Da Genova a Palermo scioperi e manifestazioni avevano dimostrato un sentito e partecipe dissenso nei confronti del nuovo assetto politico. Morti e feriti riflettevano l’influenza dei fascisti nel governo provvisorio. Si arriva a Reggio Emilia al culmine di una stagione repressiva senza uguali nella storia della giovane Repubblica Italiana. Quei cinque martiri partigiani riecheggiano nella memoria dei reggiani, di quelli che li hanno conosciuti attraverso la canzone, i racconti e quegli ideali divenuti maestri di vita; di quelli che quel maledetto sette luglio del sessanta erano in quella piazza mossi ancora da quella forza e dai quei principi che avevano animato la lotta partigiana. In questi anni di commemorazioni, è nei loro occhi che abbiamo visto rabbia, dolore, rancore. Abbiamo visto anche lo stupore e la gioia nel vederci presenti impugnando con fermezza  le nostre bandiere rosse. Cinquantatre anni dopo Reggio Emilia ricorda i suoi morti tra convegni, mostre, discorsi roboanti, iniziative di piazza e la tradizionale corona di fiori deposta al cimitero monumentale, sentendo ancora vivo il risentimento nei confronti di uno stato che non ha ancora fatto giustizia e pretendendo che persista il ricordo di quei giorni. Erano i ragazzi con le magliette a strisce, una generazione figlia della Resistenza pronta a scendere in piazza rischiando il piombo per difendere la democrazia; con fragore irrompevano nella storia del nostro paese, con freschezza, vitalità, ottimismo pretendevano di cambiare il mondo.
Ieri il governo tecnico Tambroni, oggi il governo di “larghe intese” Letta. Ieri un governo monocolore democristiano sostenuto dall’ MSI, oggi una nuova Dc appoggiata apertamente sia dalle forze di centro-destra che di centro-sinistra. All’epoca un vento di rabbia scuoteva l’Italia tra Genova, Palermo e Reggio Emilia, oggi quello stesso vento infiamma Turchia, Grecia e Brasile. Sono nuovi ragazzi dalle magliette a strisce quelli di Gezi park, di Atene, delle strade di San Paolo. 7 luglio 1960: cinque giovani reggiani vengono uccisi a colpi di pistola a Reggio Emilia; luglio 2001: Genova; 2003: iniziano le proteste contro la TAV in Val di Susa; 2 luglio 2013: una ragazza di ventidue anni viene manganellata mentre manifesta a Roma per il diritto alla casa. Stesso dissenso sociale, stessa risposta da uno stato reazionario. Ieri era inesistente lo Statuto dei lavoratori, oggi l’accordo di Pomigliano, la legge Gelmini, la legge Fornero, e all’ Ilva di Taranto migliaia di operai rimangono senza lavoro. Nel 1960 c’era il PCI e un’opposizione forte capace di rappresentare e difendere i giovani e i lavoratori, sollecitando la coscienza sociale. Oggi noi, Fronte della gioventù comunista, ci impegniamo a riempire un vuoto culturale e politico e a portare avanti come organizzazione le nuove istanze di protesta e una nuova coscienza di classe.
FGC Reggio Emilia

martedì 14 maggio 2013

Il FGC di Reggio Emilia contro gli INVALSI!

Il FGC di Reggio Emilia contro gli INVALSI!

“DIFENDI LA SCUOLA PUBBLICA, NO INVALSI” – questa è l’accoglienza riservata agli studenti di alcuni Istituti scolastici della nostra provincia dai militanti del Fronte della Gioventù Comunista, che questa mattina ne hanno presidiato l’ingresso per invitare gli studenti a boicottare le prove che il 16 maggio saranno somministrate a tutti gli studenti del secondo anno.
I test INVALSI – spiegano i ragazzi del Fronte - sono figli della cultura nozionistica dei quiz, che non lascia alcuno spazio ad una comprensione critica. Gli studenti vengono spinti a scegliere fra risposte prestabilite non inquadrabili in un discorso complessivo, sacrificando del tutto l’apprendimento dei concetti in favore di quello delle nozioni. Ma soprattutto, questi test costituiscono la base per l'introduzione di un sistema di finanziamento delle scuole pubbliche in base al merito invece che alle reali necessità, che trascinerebbe scuole e docenti in una competizione nell’omologare gli insegnamenti al sistema dei quiz pur di ottenere i finanziamenti. Infatti già nel 2011 fu stanziato sperimentalmente un premio per le scuole più alte in graduatoria, che ammontava a un massimo di 70.000 € per istituto. Questi test, secondo i giovani militanti del FGC, costituiscono uno dei più grandi attacchi all’istruzione pubblica, che si divide sempre di più in scuole di serie A e di serie B, mentre si nasconde il classismo dietro l’artificio retorico del merito. 

«La nostra organizzazione sta portando avanti una campagna nazionale mirata per impedire all’INVALSI di stilare una classifica, tramite la consegna in bianco delle prove» annunciano i militanti del Fronte «l’azione di oggi ha una valenza simbolica e apre giornate di lotta che vedranno i nostri militanti impegnati in manifestazioni e volantinaggi a Reggio Emilia per promuovere il boicottaggio di questi test da parte degli studenti, in difesa della scuola pubblica.»

FGC - Reggio Emilia

venerdì 10 maggio 2013

Un I°maggio senza lavoratori, senza un Partito Comunista. Ripartiamo dalla gioventù comunista!

Un I°maggio senza lavoratori, senza un Partito Comunista. Ripartiamo dalla gioventù comunista!

Ormai la giornata del primo di maggio, nella nostra città, è diventata una sofferenza. Un primo maggio senza nessuna rivendicazione concreta:solamente retorica istituzionale sull’importanza del lavoro (quale incredibile rivelazione!) e l’immancabile mantra della “legalità”.
Parole che ormai non sono più credibili, dette da chi ha svenduto (e continua tutt’ora) diritti e conquiste sociali ottenute dal movimento operaio italiano in anni di durissime battaglie. Anni di lotte e di sofferenze senza dubbio.Anni di tensioni sociali enormi; anni in cui il rischio di un colpo di Stato fascista era concreto e reale; anni in cui però la classe lavoratrice aveva coscienza di essere tale, aveva coscienza del proprio ruolo; anni in cui la maggior parte dei lavoratori e degli studenti erano organizzati sotto le insegne, piaccia o meno, del Partito Comunista Italiano.
Cosa rimane oggi, dopo la scomparsa del PCI, la dissoluzione dell’URSS e il dilagare del pensiero unico sull’immutabilità del sistema economico e sociale che abbiamo?
Onestamente dobbiamo riconoscere che rimangono solo macerie.
Il corteo di quest’anno, organizzato come sempre da CGIL-CISL-UIL era comprensibilmente striminzito e silenzioso; ci vuole in effetti del coraggio a manifestare il giorno della festa dei lavoratori sotto le insegne di quei sindacati che un tempo avremmo chiamato “gialli”. Nessun altro sindacato era però presente purtroppo.
Una discussione approfondita non è più rimandabile nemmeno sul ruolo del sindacato, sulla sua funzione e in che modo i comunisti debbano militarvi.Altre macerie che la gioventù comunista si trova a dover affrontare.
A tutto ciò si aggiunga lo sforzo di analisi e di organizzazione di tutti quei lavoratori dal contratto precario, che a differenza di quanto gridano altri soggetti politici, non si identificano automaticamente con la fantomatica categoria dei “giovani”. La precarietà colpisce difatti giovani e meno giovani e sempre di più anche le forme contrattuali che un tempo sembravano più sicure vengono sistematicamente attaccate e rese più flessibili.
Un compito difficile ma che deve essere affrontato.
Così, nella desolazione di piazze semi deserte ed esigui cortei autoreferenziali (in cui in ogni caso non vorremmo mai vedere cordoni di forze dell'ordine) quello che appare evidente non è la mancanza del Partito Democratico e di tutte le forze di “centrosinistra”.
Guardando le piazze di tutto il mondo in questo primo maggio, festa dei lavoratori, dove le bandiere rosse sventolavano con orgoglio possiamo facilmente, e tristemente, concludere che chi manca in Italia è proprio un Partito Comunista.
Il Fronte della Gioventù Comunista e tutti i suoi militanti non rimangono però con le mani in mano:
 il nuovo che verrà parte da noi, dalla gioventù comunista.Lasciando alle nostre spalle tutte le esperienze fallimentari di questi vent’anni per rilanciare con forza la necessità e l’idea stessa di un avvenire diverso, un avvenire migliore.
Che sarà socialista, o non sarà! 

Viva il Primo maggio!
Viva i lavoratori!
Viva la gioventù comunista!

Il nostro 25 aprile, i media e la gioventù comunista.

Il nostro spezzone percorre la via Emilia
tra gli applausi della folla. Foto di Mirko Amadei
Il nostro 25 aprile, i media e la gioventù comunista.

25 aprile, Reggio Emilia, via Emilia San Pietro. 
Decine di bandiere rosse e canti partigiani. Sotto un caldo e inaspettato sole d’aprile sventola una bandiera italiana, quella della Brigata Garibaldi, con la stella rossa al centro. “Il 25 Aprile non è una ricorrenza. Ora e sempre resistenza!”.Dietro lo striscione ci sono volti nuovi, giovani. Tra i carri armati d’epoca“a stelle e strisce” e la sfilata dei gruppi di ricostruzione storica, ci sono i pugni alzati dei ragazzi di Reggio Emilia, Roma, Perugia, Pisa.
Dietro all’incedere silenzioso di fasce tricolore, sindaci, assessori e agli stendardi dell’Anpi, c’è il blocco compatto del Fronte della gioventù comunista a cantare Bella Ciao, Fischia il vento, Bandiera rossa, a intonare a gran voce le canzoni della Resistenza. La stampa ci ha totalmente ignorati. Neanche un cenno e nemmeno una foto, fatta eccezione per un trafiletto di poche righe sulla presenza dei nostri compagni greci, che questo 25 aprile sono voluti essere con noi a Reggio Emilia, città medaglia d’oro al valore militare. Ma chi al corteo c’era, l’ha riconosciuta la nostra presenza. Alle prime note di Bella Ciao, i passanti si fermano e cominciano a battere le mani. Molti iniziano a cantare insieme a noi e c’è chi si commuove e non riesce a trattenere le lacrime. Anche a Gattatico, nel pomeriggio, quando percorriamo in gruppo, bandiere alzate, il tragitto che unisce i campi rossi alla casa colonica della famiglia Cervi, la gente ci sorride, partecipa ai nostri cori. Arrivati all’ingresso della festa la folla si apre e ci lascia passare. Nessuno sguardo di sufficienza o di disapprovazione, anzi. Dalle finestre qualcuno si affaccia per vedere cosa succede fuori e batte le mani, i ragazzi cantano con noi. Nonostantela nostra richiesta di uno spazio al Museo Cervi in occasione del 25 aprile ci sia stata rifiutata per una nostra “chiara collocazione e natura politica”, nessuno viene a chiederci di abbassare le bandiere rosse o di smettere di cantare. Perché il 25 aprile non può essere solo una celebrazione ufficiale o una parata vuota e silenziosa. La Resistenza non è una “ricostruzione storica” da derubricare ad un’epoca passata e il luogo migliore per ritrovare le note dei canti resistenti non può che essere la bocca di ragazzi di vent’anni. Quelli che il Fronte della gioventù comunista ha riportato in piazza e a Casa Cervi, tra macchine d’epoche e discorsi di circostanza. Ci hanno detto per anni che la festa della liberazione non deve avere colore politico. Come se ricordare i valori che hanno guidato la Resistenza, come se schierarsi, prendere posizione, essere“partigiani” fosse una cosa di cui vergognarsi! Noi sappiamo però che la lotta per la Liberazione, in queste terre, un colore ce l’aveva. E non vogliamo smettere di ricordarlo.

Fronte della Gioventù Comunista - Reggio Emilia

SAVINO: « FONDAMENTALE IL RUOLO DELLE DONNE COMUNISTE»

SAVINO: « FONDAMENTALE IL RUOLO DELLE DONNE COMUNISTE»

Troppo spesso i media e la politica riempiono i loro palinsesti e le loro vuote dichiarazioni di sdegno e di dissenso nei confronti di quella che è una enorme piaga della nostra società attuale: la violenza contro le donne e in particolare quello che è stato definito femminicidio. Ci si dimentica invece di frequente di ricordare il ruolo dei comunisti nelle lotte portate avanti dalle donne e dagli uomini in favore di una parità di genere che, in questo sistema, non sembra essere in fondo ben vista e realmente auspicata. Infatti la donna è ancora, innegabilmente, vittima di un immaginario che la rende schiava o della propria condizione di moglie e madre o peggio del proprio corpo. Non sono né le quote rose né tanto meno una semplice carica istituzionale che risolvono un problema di ben più profonda radice politica, economica, sociale e culturale. Come si può affermare perciò che, nonostante tutto, le socialdemocrazie occidentali siano riuscite a raggiungere una accettabile parità dei sessi, se ancora oggi, nel 2013, si vieta invece un corteo in ricordo di una giovane studentessa freddata a Roma il 12 Maggio 1977 perché manifestava, anche, in nome di quella parità di genere di cui oggi tutti e troppi si fanno portavoce, in favore di un corteo organizzato da fascisti e rappresentati di un becero mondo cattolico con slogan e istanze svilenti e offensive per le donne e la società intera?
Le giovani donne del Fronte della Gioventù Comunista lottano e lotteranno per difendere le conquiste ottenute in questi anni e rivendicare il ruolo rivoluzionario che abbiamo nella lotta per superare questo sistema economico fondato sullo sfruttamento dell’uomo e della donna. Consce del fatto che solo in una società socialista otterremo la piena autonomia e libertà!
Federica Savino (Resp. naz. Donne, Comitato Centrale FGC )

sabato 30 marzo 2013

I° Trofeo “Gioventù Partigiana”–24 aprile Reggio Emilia

"Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.


Antonio Gramsci


Volantino-Calcio-FGC