lunedì 20 ottobre 2014

SCIOPERO GENERALE 24 OTTOBRE

  
La gioventù scende in piazza con i lavoratori!
La disoccupazione giovanile continua a crescere, il futuro dei giovani d'Europa è sempre più legato alla precarietà ed all'assenza totale di diritti. Le misure proposte dal Governo Renzi, il Jobs Act e la modifica dell'articolo 18 non contribuiranno ad aumentare l'occupazione, anzi procedono in direzione opposta rispetto agli interessi dei lavoratori, e garantiranno solamente maggiori profitti alle imprese. La riforma del lavoro interessa la nostra generazione. I giovani lavoratori, e gli studenti, che sono i futuri lavoratori, saranno pesantemente colpiti da queste misure. E' necessario quindi che la gioventù unita, compatta, partecipi alle lotte dei lavoratori . Il governo vuole metterci gli uni contro gli altri per mascherare i veri responsabili dei problemi della classe operaia e dei settori popolari. Vuole dividerci per indebolirci. 

Rispondiamo insieme dicendo basta alla precarietà ed alla disoccupazione. Per un futuro di diritti!
SOLO UNITI SI VINCE.

domenica 20 luglio 2014

Alcune riflessioni sulla manifestazione pro Palestina

Ieri si è svolta a Reggio Emilia la manifestazione a sostegno del popolo palestinese che ha portato nelle strade della nostra città circa duecento manifestanti.
Siamo scesi in piazza perchè la Palestina ha bisogno di tante voci, in tutta Italia e in tutto il mondo e non abbiamo voluto far mancare la nostra; siamo scesi in piazza oggi perchè siamo convinti che ci sia uno Stato che occupa, Israele, ed un popolo che resiste ed esiste: e noi siamo al suo fianco.
Abbiamo visto una manifestazione partecipata, come da anni non accadeva nella nostra città; abbiamo visto tantissimi giovani e tante donne e questo è segnale molto positivo e che ci fa ben sperare per il futuro che purtroppo, viste le notizie che provengono dai teatri di guerra che l'imperialismo ha aperto in Europa e in MO, non appare roseo.

Non abbiamo però visto tante altre forze di "sinistra" partecipare al corteo e questo è sintomatico della reale situazione politica della nostra provincia: oltre agli aperitivi e alle notti rosa rimane ben poco. Se il livello politico dell'iniziativa era naturalmente molto "elementare" (ma in ogni caso certamente positivo) e diverse le anime che hanno percorso il corteo, possiamo dire con certezza che essere presenti in piazza oggi era fondamentale.

Con le nostre bandiere rosse e con quelle palestinesi.

 

Non abbiamo però visto tante altre forze di "sinistra" partecipare al corteo e questo è sintomatico della reale situazione politica della nostra provincia: oltre agli aperitivi e alle notti rosa rimane ben poco. Se il livello politico dell'iniziativa era naturalmente molto "elementare" (ma in ogni caso certamente positivo) e diverse le anime che hanno percorso il corteo, possiamo dire con certezza che essere presenti in piazza oggi era fondamentale.

Con le nostre bandiere rosse e con quelle palestinesi.

Contro l'imperialismo! Per una Palestina libera! Per l'autodeterminazione dei popoli!

venerdì 18 luglio 2014

Sulle manifestazioni per la Palestina e sulla pace

Mercoledì sera si è svolta nella nostra città una fiaccolata per la "pace", per il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale in Palestina ed Israele promossa dalla "Rete della pace".
Come gioventù comunista di Reggio Emilia abbiamo deciso di non partecipare alla manifestazione mentre, con tutte le contraddizioni del caso, parteciperemo a quella di sabato pomeriggio.
Nonostante, come organizzazione, si ritenga inconcepibile che alcune formazioni politiche sostengano contemporaneamente le rivendicazioni del popolo palestinese e quelle dei rivoltosi islamisti ( a libro paga CIA ) in Siria, e del colpo di stato nazifascista in Ucraina, riteniamo che in questo caso la manifestazione ponga al centro la questione fondamentale: l'offensiva criminale di Israele nei confronti del popolo palestinese.


Non riteniamo accettabile parlare di fine delle violenze da "ambo le parti": c'è un popolo che da oltre 70 anni vive in stato di guerra e uno Stato, Israele, che continua a commettere crimini contro l'umanità: uso di armi chimiche, omicidi mirati, detenzioni illegali, torture, costruzione di nuovi insediamenti o di "muri di separazione".
Di fronte a tutto questo riconosciamo il pieno diritto del popolo palestinese a difendere la propria terra, anche con azioni di guerra/guerriglia; riteniamo che chiedere di esculdere il ricorso ad un tipo del lotta del genere li privi di un diritto fondamentale: quello della ricerca della libertà e dell'indipendenza.

domenica 6 luglio 2014

7 luglio: la necessità di ricordare e di ricostruire

In occasione di una data così importante per la nostra città e per la memoria storica di un Paese, che mai come oggi ha bisogno di ricordare, saremo in piazza con le nostre bandiere. Riteniamo fondamentale riprendere quelle rivendicazioni che animavano la gioventù e i lavoratori in quegli anni di dure lotte: oggi purtroppo le organizzazioni storiche della classe lavoratrice o non esistono più o sono venute meno al loro compito.

Non è un caso se sotto attacco sono sempre i diritti dei lavoratori, se i tassi di disoccupazione sono un'emergenza sociale, se la gioventù, afflitta dalla mancanza di lavoro, si dibatte tra precarietà e l'aumento di ogni tipo di dipendenze: non lo possiamo accettare,lotteremo ora e sempre.
Per tutto questo, noi saremo in piazza il 7 luglio.

martedì 10 giugno 2014

“Due anni fa una scommessa vinta”. Intervista al segretario del FGC

di Emiliano Cervi
 
Il 10 giugno del 2012 nasceva a Roma il Fronte della Gioventù Comunista. In occasione di questo anniversario abbiamo intervistato il segretario nazionale del FGC, Alessandro Mustillo. Un momento utile per un bilancio di due anni di attività, per un’analisi della situazione attuale e degli obiettivi futuri della gioventù comunista.  

A due anni dalla nascita del progetto FGC qual è il tuo giudizio generale sull’operato e lo stato dell’organizzazione? Quali sono a tuo parere i punti di forza e dove invece ancora si deve lavorare?
Il bilancio è certamente molto positivo per quello che siamo riusciti a fare, anche se siamo ben consapevoli che la fase attuale richiederebbe un lavoro e una capacità di incidere nella società da parte dei comunisti ben più grande di quella che siamo ancora in grado di esprimere. Il disastro di questi ultimi anni ha radici profonde e ha lasciato tracce evidenti, che richiedono tempo e lavoro per essere cancellate. Lo sapevano allora, ne siamo ancora più certi adesso. Ma abbiamo ricostruito la gioventù comunista in Italia e questo era un primo passo fondamentale, una scommessa vinta. E dobbiamo prendercene il merito, collettivamente. Un merito che va prima di tutto ai nostri compagni che sui territori lavorano tra le mille difficoltà e che nonostante tutto hanno reso possibili risultati impensabili fino a poco tempo fa.
Il Fronte ha rappresentato un’inversione di tendenza, sia nel processo unitario dei comunisti, sia nella chiara indicazione del marxismo-leninismo come linea politica, ed ha dimostrato che tra i giovani è possibile costruire un’organizzazione comunista. Il lavoro che abbiamo da fare è ancora tantissimo ma se guardo a questi due anni vedo molti successi e davvero un grande salto di qualità. Alle elezioni studentesche siamo andati oltre le nostre aspettative e i margini di miglioramento sono ampi. Nelle scuole creiamo collettivi, promuoviamo agitazione politica come poche organizzazioni in Italia. Iniziamo a costruire cellule nei luoghi di lavoro. L’età media della nostra organizzazione è al di sotto dei diciotto anni, abbiamo decine di militanti che saranno un domani ottimi quadri e dirigenti comunisti. Il numero delle nostre federazioni provinciali è più che quadruplicato, ora si tratta di raggiungere un livello omogeneo di attività politica.
Quest’anno abbiamo dedicato molte energie alla formazione politica, all’attivazione del giornale Senza Tregua, a organizzare le cellule di lavoro. Nei prossimi mesi dobbiamo concentrare la nostra forza ulteriormente sui giovani lavoratori, sui precari, sulla questione della disoccupazione. Anche dal punto di vista della lotta bisogna alzare il livello delle nostre capacità di mobilitazione, in vista del semestre europeo di presidenza italiana della UE. Così come sarà necessaria una maggiore strutturazione interna, investire su attività di tipo ricreativo, sportivo, culturale per avvicinare giovani e strapparli al disagio sociale in cui il capitalismo sta costringendo una generazione, togliere ulteriormente terreno all’estrema destra. In questo molto è già stato fatto. Penso ai tanti giovani delle periferie delle città metropolitane che entrano con noi. Persino alla vittoria nella consulta di Latina storicamente città di destra. Ma la considerazione più importante è che la gioventù comunista oggi è preparata ed in grado di affrontare queste sfide. La sindrome della sconfitta è superata, abbiamo dato il segnale dell’inizio della riscossa.

Cosa è cambiato dal 2012 e quali sono gli obiettivi del FGC nel prossimo futuro? 
Il contesto politico è ulteriormente cambiato in peggio, specialmente a sinistra. Questo ci pone di fronte alla necessità di interrogarci su un maggiore contributo da dare nel processo di ricostruzione comunista in Italia. Abbiamo sempre concepito l’autonomia non come isolamento e chiusura. Oggi dobbiamo fare un passo successivo in questa direzione, che ci vedrà impegnati a discutere internamente, per decidere modalità, tempi e quale contributo vogliamo realmente mettere in campo. Non esiste organizzazione giovanile comunista forte senza al suo fianco un partito comunista altrettanto forte e radicato, e anzi la gioventù può e deve essere un fattore essenziale in questo processo. Dal 2012 ad oggi il quadro si è ulteriormente chiarito, ma ripeto su questo tema dobbiamo discutere chiaramente tra noi, con la massima apertura con cui abbiamo sempre trovato una linea condivisa da tutti, e lo faremo già a partire dal campeggio di agosto.

A proposito di questo lo scenario post elezioni europee ci consegna una sinistra divisa, con percentuali irrisorie e senza radicamento sociale. Ancora più grave la totale sconfitta dell’idea di una rifondazione del comunismo, tra alleanze capestro e capitolazione teorica: come si inserisce il FGC in questa situazione?
Sì nella nostra analisi abbiamo parlato di fine dell’ipotesi della “rifondazione” comunista, ossia di quel processo che si era aperto con l’opposizione allo scioglimento del PCI nel 1991 e in parte anche prima. Un processo contraddittorio, privo di coesione ideologica certamente, che ha portato al disastro successivo. Sbagliata era la stessa pretesa di “rifondare” il comunismo, che sa tanto di buttare il bambino con l’acqua sporca e che infatti è fallita. Però anche nella critica quell’idea  manifestava la volontà di tenere aperta una finestra che oggi la maggioranza di Rifondazione si appresta a chiudere. Si propone una Bolognina vent’anni dopo, si usano le stesse parole di allora, si esprimono gli stessi concetti. Anche Occhetto diceva di rimanere comunista in un contenitore più ampio, e alla fine è arrivato Renzi. Che si chiuda il partito o si attui la forma federativa, cambia poco. I comunisti nei contenitori più ampi con gli anticomunisti finiscono sempre per scomparire, ma in troppi confondono l’unità tra le forze rivoluzionarie, con l’unità elettorale a tutti i costi con chiunque. Quale unità dovremmo fare con la costola sinistra di “Repubblica”? Un Curzio Maltese è meno responsabile di quanto accade nel paese, vista la funzione del suo giornale, rispetto a un deputato del PD? Non stiamo parlando di un normale lavoratore sottopagato e precario di Repubblica, ma di chi contribuisce a dare una direzione. L’unità con questa gente è la capitolazione. Se non si è capito a questa prospettiva non siamo interessati, e siamo convinti che del fallimento di queste ipotesi i tanti giovani che in buona fede prestano il loro lavoro e la loro speranza si accorgeranno presto.

Tra dibattiti interni ai partiti della sinistra radicale, ai collettivi, le associazioni, quale è il  messaggio del Fronte alla gioventù comunista diversamente collocata?
Massima apertura, ma penso che sia giunto per tutti il momento delle scelte e di decidere da che parte stare. Lo dico con rispetto per la condizione di tanti compagni e con la mano tesa che abbiamo sempre avuto e che continuiamo ad avere. La nostra organizzazione nasce con l’intento primario della ricomposizione. Con questo spirito e con queste modalità si sviluppa il Fronte. Noi il passaggio lo abbiamo fatto, ora serve che lo facciano gli altri. E il passaggio non può che partire da un riconoscimento di quanto fatto in questi due anni. Leggo qualche appello che circola in questi giorni che sembra scritto nel 2006, come se al di fuori del recinto di rifondazione e pdci non esistesse niente. Sono passati parecchi anni ormai, la situazione è cambiata davvero, chi pensa di fare finta di niente non vuole fare i conti con la realtà.
Quanto ai tanti che militano in collettivi, gruppi locali penso che sia oggi più matura la consapevolezza dello scontro di classe in atto e della necessità della costruzione dell’organizzazione. L’epoca delle moltitudini, del movimento dei movimenti è finita in modo misero. Anche nei sindacati studenteschi aumentano le simpatie verso il Fronte, nonostante si cerchi continuamente la marginalizzazione dei comunisti. Anche in questo caso da parte nostra la mano è tesa a tutti i compagni che sentono la necessità della costruzione di un’organizzazione comunista. Sia ben chiaro che mano tesa non vuol dire che staremo ad aspettare all’infinito. Quello che accade fuori non ci consente di certo di stare ad aspettare dibattiti congressuali dall’esito già segnato. Fuori c’è un mondo e ha bisogno dei comunisti.

Ecco appunto. Parliamo dei giovani e del lavoro nel contesto europeo: sempre più precarietà e disoccupazione. Quale messaggio manda il FGC ai giovani, lavoratori e disoccupati, del nostro Paese?
Che il capitalismo non è in grado di garantirgli un futuro che non sia sfruttamento, precarietà, disoccupazione, impoverimento generalizzato; che ogni illusione che proviene dalle forze politiche e sindacali responsabili della situazione attuale deve essere respinta. Che l’Unione Europea è il principale responsabile delle politiche di attacco ai diritti dei lavoratori e al futuro della nostra generazione. Non nego che è sul lavoro che scontiamo le maggiori difficoltà oggi, dovute in gran parte al tradimento della sinistra e dei sindacati in questi anni. In ogni caso stiamo lavorando per ricostruire in fretta una presenza nei luoghi di lavoro. E’ il legame di classe che deve essere ricostruito, rompendo ogni tendenza a deviare il conflitto su binari morti. L’apertura di alcune cellule nelle fabbriche e in altri luoghi di lavoro è stata importante. Ora si tratta di tenere una presenza costante. Abbiamo già chiesto alle nostre federazioni di realizzare delle inchieste sulla situazione lavorativa, selezionando i primi luoghi di lavoro su cui intervenire. Sulla disoccupazione abbiamo realizzato una campagna specifica, anche in vista di alcune manifestazioni passate, ed è chiaro che questo tema sarà fondamentale. La disoccupazione è la prova del fallimento del capitalismo.

La lotta di classe deve essere condotta certamente in prima istanza a livello nazionale, cosi come ci ricorda Marx: sappiamo però che è l’internazionalismo l’arma in più dei comunisti. Qual è l’ interpretazione odierna di questo concetto e in cosa si traduce nella pratica per il FGC? 
In questi due anni abbiamo investito molto nella costruzione di relazioni internazionali stabili con le altre organizzazioni giovanili comuniste in primo luogo, con le organizzazioni antimperialiste, con il WFDY, e con la Federazione Sindacale Mondiale. Abbiamo partecipato a diverse iniziative internazionali con nostre delegazioni. Siamo stati gli unici in Italia a firmare gli appelli comuni delle organizzazioni giovanili comuniste europee. Una sempre più stretta collaborazione tra le organizzazioni comuniste è necessaria, anzi sarebbe necessario fare il passaggio ulteriore di darci obiettivi comuni, intraprendere campagne ed azioni insieme. Purtroppo il movimento comunista oggi soffre ancora una crisi evidente, con carenze organizzative e differenze politiche. Ma la via per uscire dal tunnel è proprio la ricostruzione di un coordinamento internazionale forte, di una linea unitaria comune. L’idea delle vie nazionali non funziona e anzi produce disastri, e questo è tanto più vero nell’epoca in cui il capitalismo ha una base completamente globale. Questa è una delle sfide più grandi che abbiamo, ma alcuni passi avanti, sebbene piccoli, sono stati fatti in questa direzione anche grazie al nostro contributo. È una cosa di cui andiamo particolarmente fieri e su cui continueremo di certo a lavorare.

In conclusione come vedi il futuro prossimo e il ruolo delle nuove generazioni?
La pretesa del capitalismo di assicurare pace, stabilità e progresso si è infranta con la realtà. Il futuro che vediamo è nero per la nostra generazione, con la possibilità  addirittura di nuovi conflitti. L’Ucraina non è troppo lontana. Quello che rende tutto peggiore è la marginalità dei comunisti oggi. Ma noi non possiamo permetterci di mancare un appuntamento con la storia. Abbiamo visto che le nuove generazioni sono molto più recettive di quanto si credesse. Chi vive la crisi del capitalismo sulla propria pelle vede con i suoi occhi la differenza tra i proclami e la realtà. Non dico che la strada sia in discesa, la sconfitta storica subita alla fine degli anni ’80 esiste e vediamo i suoi frutti quotidianamente. Vediamo la lontananza, il disinteresse, l’indifferenza. Ma vediamo anche la voglia di riscatto presente nelle generazioni più giovani, una nuova consapevolezza su cui è possibile costruire un futuro di lotta. Marx diceva che la condizione economica modifica le idee ben più di quanto le idee modifichino la condizione economica. Ecco oggi è molto attuale. Quello che è necessario è dare una prospettiva politica a questa condizione. Una prospettiva che sia credibile, che sia organizzata. Questa è la sfida a cui è chiamata la nostra generazione di comunisti.

lunedì 10 febbraio 2014

FGC-SKOJ-MS: «NO AL REVISIONISMO STORICO SUI FATTI DEL CONFINE ITALO-JUGOSLAVO.»

In questi anni, dalla caduta del socialismo reale nei paesi dell’est Europa ad oggi, abbiamo assistito ad un’ondata di revisionismo storico sui fatti della seconda guerra mondiale che non ha precedenti. Il revisionismo storico ha come principale obiettivo la condanna del comunismo e delle azioni dei partigiani comunisti, contestualmente alla riabilitazione di personalità compromesse con i regimi fascisti e nazisti, l’equiparazione dei partigiani con i militanti fascisti. La crisi economica del capitalismo e l’incapacità di questo sistema di uscire dalle sue contraddizioni, spingono i governi ad aumentare le politiche anticomuniste e le campagne revisioniste, per distruggere nei lavoratori l’idea di un’uscita dalla crisi in senso comunista.
Anche le vicende del confine Italo-Jugoslavo sono state utilizzate a pretesto di questa operazione, al fine di equiparare l’esercito partigiano jugoslavo a quello fascista, nascondendo le responsabilità storiche dell’Italia nel periodo fascista, facendo passare i carnefici per vittime, i liberatori per invasori. Nel 2004 in Italia su pressione delle forze di destra, e con la complice accettazione dei partiti di centrosinistra, è stata istituita la “Giornata del Ricordo” che il 10 febbraio di ogni anno commemora le vittime del confine orientale nelle foibe e gli esuli dai territori istriani e dalmati.
La questione delle foibe, viene completamente manipolata. Le ‘vittime’ processate dai partigiani, (non più di 700 documentate) erano state in buona parte a loro volta carnefici, tanto che i premiati per il Giorno del Ricordo sono in prevalenza militi repubblichini. Il numero delle vittime aumentato decine e decine di volte rispetto alle stime storiche, al fine di equiparare artificiosamente le vicende del confine Italo –Jugoslavo con la portata dei crimini nazi-fascisti. Viene rimosso il legame con il regime fascista della stragrande maggioranza dei prigionieri politici uccisi per rappresaglia, e addebitati ai partigiani delitti comuni al fine di gonfiare arbitrariamente il numero delle vittime, e dare l’impressione di una  guerra etnica contro gli italiani. Così anche le motivazioni e i numeri del famigerato “esodo” sono anch’essi inventati e strumentalizzati. Le autorità Jugoslave, al contrario di quanto viene detto sulla presunta ed inventata pulizia etnica, fecero di tutto per far rimanere la popolazione italiana in Jugoslavia, come negare e ritardare il rilascio dei necessari documenti per l’espatrio. Decine di migliaia di italiani continuarono a vivere in Jugoslavia ed oltre un migliaio addirittura vi emigrò dall’Italia.
Al contrario nulla viene detto dell’italianizzazione forzata, dei campi di concentramento, della sistematica uccisione dei dissidenti politici, della vera guerra etnica che anni prima il regime fascista combatté contro le popolazioni jugoslave dei territori annessi all’Italia. Mentre oggi si criminalizza il ruolo delle forze partigiane italiane e jugoslave che insieme liberarono l’Italia nord orientale dalla schiavitù nazi-fascista, si dimenticano le parole che Mussolini pronunciò riferendosi alla politica da tenere nei confronti delle popolazioni jugoslave nei territori italiani: «Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani». Non si trattava solo di un’affermazione, ma di una precisa politica che lo stato fascista perseguì nei confronti delle popolazioni jugoslave, con l’apertura di campi di concentramento a Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab (isola di Arbe) nei quali furono internati migliaia di prigionieri politici e cittadini che si opponevano alla politica fascista. Parole tradotte in azione dai generali fascisti dell’esercito italiano, come quando il Generale Robotti sosteneva in una circolare militare che «si ammazza troppo poco», riferendosi alla situazione delle province jugoslave.I crimini nazi-fascisti vengono accuratamente nascosti e si tenta di far passare i partigiani italiani e jugoslavi che combatterono gli eserciti del Reich e della Repubblica Sociale Italiana come assassini, eludendo così le responsabilità storiche e politiche del fascismo, che sono responsabili di quanto accadde.
Come organizzazioni giovanili di diversi paesi coinvolti nelle vicende del confine Italo-Jugoslavo, confermando la nostra amicizia e la reciproca solidarietà ed azione comune, ci impegniamo a:
-       Difendere la memoria della lotta partigiana e del ruolo primario dei comunisti nella liberazione dal fascismo, oggi minacciata dal revisionismo e dal tentativo di equiparazione storica tra fascismo e comunismo, aumentando le azioni comuni in difesa della memoria storica e del contributo dei partigiani comunisti jugoslavi ed italiani alle lotte di liberazione nei nostri paesi;
-       Rigettare ogni forma di nazionalismo, rifugio di un capitalismo in crisi, e ogni conflitto tra i nostri popoli, sviluppando a partire dalle nostre organizzazioni la più alta forma di solidarietà e internazionalismo proletario, lavorando assieme affinché i nostri popoli possano vivere un futuro di pace e cooperazione solidale;
-       Diffondere tra le nuove generazioni la memoria storica e insieme ad essa la consapevolezza che solo il socialismo può rappresentare la liberazione reale dei popoli dalla schiavitù e dalla minaccia sempre attuale della guerra, imposta per gli interessi dei monopoli e a danno dei lavoratori e dei popoli.

Morte al fascismo, libertà al popolo!  - Smrt fašizmu, Sloboda narodu!


FGC – Fronte della Gioventù Comunista (Italia) – SKOJ – Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (Serbia) – MS – Gioventù Socialista (Croazia)

lunedì 3 febbraio 2014

Non lasciamola crollare - #crepilacrepa

Denuncia, segnala, condividi foto e qualsiasi cosa tu ritenga essere una prova del degrado, edilizio o meno, in cui vertono le nostre scuole!

I tagli alla scuola, il contributo scolastico, le prove invalsi sono solo alcune delle manovre attraverso cui si vuole attentare alla vita della scuola pubblica e gratuita.

I risultati di queste politiche si possono osservare nella fatiscenza degli istituti scolastici: soffitti che si sgretolano e crepe nei muri che rappresentano un pericolo per gli studenti, i professori e il personale ATA; laboratori con apparecchiature obsolete, servizi igienici poco decorosi e spazi sempre più insufficienti alla vita scolastica. Tutto ciò rispecchia l'interesse che i nostri politici hanno nel mantenere un'istruzione pubblica di qualità!

 


 DENUNCIA ANCHE TU!

1 - Scatta una foto a qualsiasi cosa ritieni possa essere una prova del degrado, edilizio o meno, in cui vertono le nostre scuole!

2 - Posta foto e video su questa pagina facebook

ATTENZIONE!
Fate le foto esclusivamente alle strutture fatiscenti, è vietato fotografare persone senza il loro permesso. Fotografate nei momenti più opportuni e non durante lo svolgimento delle lezioni per non creare confusione; non fotografate documenti ufficiali