domenica 8 gennaio 2012

Il Fronte intervista Omar Mih,rappresentante italiano del Fronte Polisario

Per approfondire la questione del popolo saharawi e del Fronte Polisario può essere utile questo articolo del    Fronte.

- Cos’è il Fronte Polisiario? Qual è la sua natura politica e quali le sue tattiche?
Il Polisario è un movimento di liberazione (rappresentato in tutti i paesi europei) nato anni negli anni 70, il 10 maggio 1973, con lo scopo di liberare il Sahara occidentale dalla presenza coloniale spagnola e per ottenere l’ indipendenza del popolo saharawi. All’interno del movimento di liberazione sono rappresentati tutti i pensieri politici con un denominatore comune però: la convinzione che il popolo deve avere la sua autodeterminazione e il paese deve diventare indipendente. Il Fronte Polisario fino agli anni ‘90 ha utilizzato la lotta armata come strumento di liberazione..da quegli anni in poi invece il Polisario pratica la strada della non violenza e della collaborazione con la comunità internazionale, in particolar modo con le Nazioni Unite.
- Quali sono i suoi rapporti internazionali e soprattutto con l’Italia?
Le sue relazioni sono molto ampie, tutti gli stati dell’Africa, dell’America Latina, dell’Asia e anche con paesi occidentali. Questo territorio è riconosciuto dagli anni ‘60 dall’ONU come autonomo e pertanto la popolazione ha diritto all’autodeterminazione. Su questa base il Fronte Polisario stringe rapporti politici. Con l’Italia abbiamo ottimi rapporti diplomatici: il parlamento italiano in diverse occasioni, e in modo trasversale, ha sostenuto il diritto all’ autodeterminazione del popolo sharawi.
- Possiamo allora fare un raffronto tra il Fronte Polisario e il CLN italiano durante la Liberazione, al cui interno militavano forze politiche molto differenti tra loro, nonostante il ruolo egemone del Partito Comunista Italiano e dei suoi militanti.
Anche all’interno del Fronte Polisario esiste una forza egemone?
All’interno del Fronte Polisario ci sono diverse correnti di pensiero: dai liberali ai marxisti fino agli arabisti. L’accordo raggiunto tra tutte queste diverse sensibilità è che al momento della liberazione dalla dominazione coloniale e con l’indipendenza, il Fronte si scioglierà rimanendo un patrimonio ideale per il popolo saharawi. Tutte le forze componenti diventeranno poi partiti politici che si presenteranno a libere elezioni.
- Rapporti con gli altri paesi dell’area. Ci sono paesi che più di altri sostengono attivamente la lotta del popolo Saharawi e del Fronte Polisario?
Certamente. Intanto l’Unione Africana che racchiude tutti i paesi del continente a parte il Marocco.Questo perché l’UA ha riconosciuto, nel 1984, l'indipendenza della Repubblica Araba Saharawi Democratica. La maggioranza dei paesi africani, anche se non tutti, sostiene questa posizione.
- In particolar modo, ci può spiegare meglio i rapporti con l’Algeria e la Libia?
Con tutti i paesi del Maghreb abbiamo buoni rapporti, eccetto ovviamente il Marocco. Addirittura con la Mauritana, che era scesa in guerra contro di noi. Dopo due anni di conflitto l’abbiamo sconfitta ed ora riconosce la Repubblica Saharawi e il Polisario, rinunciando a tutte le proprie rivendicazioni . L’Algeria è un alleato storico, non solo perché ha dato ospitalità ai rifugiati saharawi , ma ha sostenuto la nostra battaglia per l’autodeterminazione. Come la Tunisia o la Libia e l’Egitto: a parte le monarchie, tutte solidali con il Marocco.
- La destabilizzazione dell’area e la “primavera araba”. Soltanto una mossa geopolitica che riguarda il MO? Cosa vi aspettate che cambi per il popolo saharawi?
No, pensiamo sia una rivoluzione araba cominciata proprio nel Sahara occidentale, nel novembre del 2010 con le grandi proteste di El Ayun. E ci piacerebbe che questo fosse di aiuto per far conoscere ancora di più la nostra situazione e la nostra causa. Anche perché i popoli del nord africa hanno perso la paura, chiedono più libertà, democrazia, rispetto dei diritti umani facendo cadere dittatori come Ben Alì e Mubarak.
Noi speriamo che questo vento arrivi anche in Marocco, dove già ci sono le condizioni. Esiste un movimento, che si chiama “20 di febbraio”, che tutti i fine settimane fa delle manifestazioni di protesta chiedendo proprio più libertà e democrazia.
- Per il futuro. Quale tipo di lotta intendete portare avanti? Continuare sulla strada della non violenza? O è possibile un ritorno alla lotta armata?
Ormai da 20 anni i dirigenti del Polisario hanno intrapreso la strada della resistenza pacifica e su questa strada stiamo continuando. Non so fino a quando possiamo resistere, se non arriva una risposta positiva dalla comunità internazionale. Però la scelta, malgrado le provocazioni del Marocco e di tutti i suoi amici, è di continuare su una strada pacifica. Questa è la nostra linea.
- Chi sono gli amici del Marocco?
La Spagna chiaramente ma anche e soprattutto la Francia che lo sponsorizza e gli da sostegno economico contro gli stessi principi che “proclama” nel mondo, come possiamo vedere in Libia per “difendere la popolazione” o in Siria per la “difesa dei diritti umani”!

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