La famosa scrittrice cilena, Isabel Allende, cugina del presidente Salvador Allende, commenta così le ultime parole che ha ascoltato per radio: 
“la voce era calma e ferma, le sue parole così precise e profetiche che il su addio non sembrava l’estremo respiro di un uomo che era a un passo dalla morte, ma il degno saluto di chi entrava per sempre nella storia. Si compiva il suo destino.”
 7.55, Radio Corporaciòn
     
Parla il Presidente della Repubblica dal palazzo della Moneda. 
"Viene segnalato da informazioni certe che un settore della marina avrebbe      isolato Valparaiso e che la città sarebbe stata occupata. Ciò rappresenta      una sollevazione contro il Governo, Governo legittimamente costituito,      Governo sostenuto dalla legge e dalla volontà del cittadino. In queste      circostanze, mi rivolgo a tutti i lavoratori. Occupate i vostri posti di      lavoro, recatevi nelle vostre fabbriche, mantenete la calma e la serenità.
Fino ad ora a Santiago non ha avuto luogo nessun movimento straordinario di      truppe e, secondo quanto mi è stato comunicato dal capo della Guarnigione,      la situazione nelle caserme di Santiago sarebbe normale.
In ogni caso io sono qui, nel Palazzo del Governo, e ci resterò per      difendere il Governo che rappresento per volontà del Popolo. Ciò che      desidero, essenzialmente, è che i lavoratori stiano attenti, vigili, e che      evitino provocazioni. Come prima tappa dobbiamo attendere la risposta, che      spero sia positiva, dei soldati della Patria, che hanno giurato di difendere      il regime costituito, espressione della volontà cittadina, e che terranno      fede alla dottrina che diede prestigio al Cile, prestigio che continua a      dargli la professionalità delle Forze Armate. In queste circostanze, nutro      la certezza che i soldati sapranno tener fede ai loro obblighi."
Comunque, il popolo e i lavoratori, fondamentalmente, devono rimanere pronti      alla mobilitazione, ma nei loro posti di lavoro, ascoltando l’appello e le      istruzioni che potrà lanciare loro il compagno Presidente della Repubblica.
8:15 A.M.
Lavoratori del Cile:
Vi parla il Presidente della Repubblica. Le notizie che ci sono giunte fino      ad ora ci rivelano l’esistenza di un’insurrezione della Marina nella      Provincia di Valparaiso.
Ho dato ordine alle truppe dell’Esercito di dirigersi a Valparaiso per      soffocare il tentativo golpista.
Devono aspettare le istruzioni emanate dalla Presidenza.
State sicuri che il Presidente rimarrà nel Palazzo della Moneta per      difendere il Governo dei Lavoratori.
State certi che farò rispettare la volontà del popolo che mi ha affidato il      comando della nazione fino al 4 novembre 1976.
Dovete rimanere vigili nei vostri posti di lavoro in attesa di mie      informazioni.
Le forze leali rispettose del giuramento fatto alle autorità, insieme ai      lavoratori organizzati, schiacceranno il golpe fascista che minaccia la      Patria.
8:45 A.M.
Compagni in ascolto:
La situazione è critica, siamo in presenza di un colpo di Stato che vede      coinvolta la maggioranza delle Forze Armate.
In questo momento infausto voglio ricordarvi alcune delle mie parole      pronunciate nell’anno 1971, ve lo dico con calma, con assoluta tranquillità,      io non ho la stoffa dell’apostolo né del messia.
Non mi sento un martire, sono un lottatore sociale che tiene fede al compito      che il popolo gli ha dato.
Ma stiano sicuri coloro che vogliono far regredire la storia e disconoscere      la volontà maggioritaria del Cile; pur non essendo un martire, non      retrocederò di un passo.
Che lo sappiano, che lo sentano, che se lo mettano in testa: lascerò la      Moneda nel momento in cui porterò a termine il mandato che il popolo mi ha      dato, difenderò questa rivoluzione cilena e difenderò il Governo perchè è il      mandato che il popolo mi ha affidato.
Non ho alternative.
Solo crivellandomi di colpi potranno fermare la volontà volta a portare a      termine il programma del popolo.
Se mi assassinano, il popolo seguirà la sua strada, seguirà il suo cammino,      con la differenza forse che le cose saranno molto più dure, molto più      violente, perché il fatto che questa gente non si fermi davanti a nulla sarà      una lezione oggettiva molto chiara per le masse.
Io avevo messo in conto questa possibilità, non la offro né la facilito.
Il processo sociale non scomparirà se scompare un dirigente.
Potrà ritardare, potrà prolungarsi, ma alla fine non potrà fermarsi.
Compagni, rimanete attenti alle informazioni nei vostri posti di lavoro, il      compagno Presidente non abbandonerà il suo popolo né il suo posto di lavoro.
Rimarrò qui nella Moneda anche a costo della mia propria vita.
9:30 A.M. RADIO MAGALLANES
In questi momenti passano gli aerei.
Potrebbero mitragliarci.
Ma sappiate che noi siamo qui, almeno con il nostro esempio, che in questo      paese ci sono uomini che sanno tener fede ai loro obblighi.
Io lo farò su mandato del popolo e su mandato cosciente di un Presidente che      ha dignità dell’incarico assegnatogli dal popolo in elezioni libere e      democratiche.
In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi appello      a voi per dirvi di avere fede.
La storia non si ferma né con la repressione né con il crimine.
Questa è una tappa che sarà superata.
Questo è un momento duro e difficile: è possibile che ci schiaccino.
Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori.
L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore.
Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria.
Coloro i quali non hanno rispettato i loro impegni saranno coperti di      vergogna per essere venuti meno alla parola data e ha rotto la dottrina      delle Forze Armate.
Il popolo deve stare in allerta e vigile.
Non deve lasciarsi provocare, né deve lasciarsi massacrare, ma deve anche      difendere le proprie conquiste.
Deve difendere il diritto a costruire con il proprio sforzo una vita degna e      migliore.
9:10 A.M.
Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi.
La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Magallanes.
Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno.
Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento:      soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è      autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale      che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche      autonominato Direttore Generale dei carabinieri.
Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!
Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al      popolo.
E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia      di Cileni, non potrà essere estirpato completamente.
Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano      né con il crimine né con la forza.
La storia è nostra e la fanno i popoli.
Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete      sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu      solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare      la Costituzione e la Legge, e cosi fece.
In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio      che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero,      l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze      Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale      Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore      sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il      potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.
Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla      contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra      preoccupazione per i bambini.
Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che      continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di      professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi      di una società capitalista.
Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono      all’allegria e allo spirito di lotta.
Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale,      a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha      fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi,      facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli      oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di      procedere.
Erano d’accordo.
La storia li giudicherà.
Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia      voce non vi giungerà più.
Non importa.
Continuerete a sentirla.
Starò sempre insieme a voi.
Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la      Patria.
Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi.
Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno      umiliarsi.
Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.
Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento      pretende di imporsi.
Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i      quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà      invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la      fellonia, la codardia e il tradimento.
Santiago del Cile, 11 Settembre 1973.