Le rassicurazioni del governo sull’economia italiana si scontrano quotidianamente con la realtà di fatti. Oggi gli ultimi dati sulla disoccupazione mostrano un quadro di un’Italia devastata con il numero dei disoccupati che è ulteriormente aumentato. La disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 41,6% ma tutti sappiamo come in alcune aree del Paese le percentuali siano ben maggiori. In un solo anno le domande di sussidio per la disoccupazione sono salite del 33%, pari circa a 2 milioni di persone; la percentuale della disoccupazione in Italia ha superato il 12% toccando i livelli più alti dal 1977. Calano anche gli ammortizzatori sociali, già esclusi per molte forme di contratti, come dimostra il calo delle ora di cassa integrazione nello scorso anno. Aumenta il numero dei disoccupati tra i giovani, così come è in aumento il numero dei giovani che non studia e non lavora, non avendo alcuna prospettiva.
Le proposte dei partiti di governo vanno nella direzione di diminuire i livelli salariali, aumentare lo sfruttamento dei lavoratori attraverso gli incrementi della produttività, aumentare gli orari di lavoro, facendo ricorso a maggiori straordinari, spesso evitando in questo modo di assumere, oppure utilizzando contratti di apprendistato e formazione come leva per costruire personale con minori tutele e più bassi livelli salariali, da utilizzare come manodopera a basso costo e strumento di competizione al ribasso tra i lavoratori. L’aumento dell’età pensionabile ha ulteriormente contribuito a diminuire i posti di lavoro per i giovani, alterando il ricambio generazionale fisiologico tra pensionati e nuovi lavoratori. Il tutto presentato, coprendo una logica evidente, come provvedimento in favore delle nuove generazioni. La delocalizzazione di importanti aziende, ed interi settori produttivi all’estero, facendo leva sulle condizioni salariali e legali più convenienti per il capitale, e sul principio di libera circolazione di capitali merci e servizi, ha prodotto la perdita di migliaia di imprese, che hanno lasciato miseria e disoccupazione. In altri casi il ricatto della possibile chiusura è stato utilizzato contro i lavoratori per imporre condizioni di lavoro peggiori. A questo si aggiunge il costante blocco delle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, la riduzione di personale negli ospedali, nelle scuole, negli uffici, nei trasporti pubblici, in tutti i settori deputati ai servizi sociali, in nome del rispetto dei tetti di bilancio e dell’idea di riduzione dei servizi pubblici statali a favore delle imprese private. Tutto questo è accaduto negli ultimi anni con la complicità dei sindacati confederali, che salvo rare e non sempre coerenti opposizioni interne, hanno accettato questa situazione e rinunciato a qualsiasi lotta reale, limitandosi a capitolare su accordi sempre più svantaggiosi.
Nel 2014 la questione del lavoro e della disoccupazione giovanile sarà al primo posto nella nostra azione politica. Per questo a partire dai prossimi giorni inizieremo in tutta Italia una campagna di lotta contro la disoccupazione giovanile che culminerà con una manifestazione in occasione del vertice dei primi ministri europei che si terrà a Roma con tutta probabilità nel mese di aprile. Il vertice, annunciato lo scorso novembre, senza tuttavia stabilire la data, vedrà la partecipazione di tutti i primi ministri dell’UE che discuteranno sulle misure da intraprendere per contrastare l’aumento dei giovani disoccupati in Europa. Non riteniamo che da questo vertice possa venire alcuna soluzione. E per questo annunciamo già da ora la nostra intenzione di scendere in piazza per conquistare con la lotta i nostri diritti.
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