venerdì 10 maggio 2013

Il nostro 25 aprile, i media e la gioventù comunista.

Il nostro spezzone percorre la via Emilia
tra gli applausi della folla. Foto di Mirko Amadei
Il nostro 25 aprile, i media e la gioventù comunista.

25 aprile, Reggio Emilia, via Emilia San Pietro. 
Decine di bandiere rosse e canti partigiani. Sotto un caldo e inaspettato sole d’aprile sventola una bandiera italiana, quella della Brigata Garibaldi, con la stella rossa al centro. “Il 25 Aprile non è una ricorrenza. Ora e sempre resistenza!”.Dietro lo striscione ci sono volti nuovi, giovani. Tra i carri armati d’epoca“a stelle e strisce” e la sfilata dei gruppi di ricostruzione storica, ci sono i pugni alzati dei ragazzi di Reggio Emilia, Roma, Perugia, Pisa.
Dietro all’incedere silenzioso di fasce tricolore, sindaci, assessori e agli stendardi dell’Anpi, c’è il blocco compatto del Fronte della gioventù comunista a cantare Bella Ciao, Fischia il vento, Bandiera rossa, a intonare a gran voce le canzoni della Resistenza. La stampa ci ha totalmente ignorati. Neanche un cenno e nemmeno una foto, fatta eccezione per un trafiletto di poche righe sulla presenza dei nostri compagni greci, che questo 25 aprile sono voluti essere con noi a Reggio Emilia, città medaglia d’oro al valore militare. Ma chi al corteo c’era, l’ha riconosciuta la nostra presenza. Alle prime note di Bella Ciao, i passanti si fermano e cominciano a battere le mani. Molti iniziano a cantare insieme a noi e c’è chi si commuove e non riesce a trattenere le lacrime. Anche a Gattatico, nel pomeriggio, quando percorriamo in gruppo, bandiere alzate, il tragitto che unisce i campi rossi alla casa colonica della famiglia Cervi, la gente ci sorride, partecipa ai nostri cori. Arrivati all’ingresso della festa la folla si apre e ci lascia passare. Nessuno sguardo di sufficienza o di disapprovazione, anzi. Dalle finestre qualcuno si affaccia per vedere cosa succede fuori e batte le mani, i ragazzi cantano con noi. Nonostantela nostra richiesta di uno spazio al Museo Cervi in occasione del 25 aprile ci sia stata rifiutata per una nostra “chiara collocazione e natura politica”, nessuno viene a chiederci di abbassare le bandiere rosse o di smettere di cantare. Perché il 25 aprile non può essere solo una celebrazione ufficiale o una parata vuota e silenziosa. La Resistenza non è una “ricostruzione storica” da derubricare ad un’epoca passata e il luogo migliore per ritrovare le note dei canti resistenti non può che essere la bocca di ragazzi di vent’anni. Quelli che il Fronte della gioventù comunista ha riportato in piazza e a Casa Cervi, tra macchine d’epoche e discorsi di circostanza. Ci hanno detto per anni che la festa della liberazione non deve avere colore politico. Come se ricordare i valori che hanno guidato la Resistenza, come se schierarsi, prendere posizione, essere“partigiani” fosse una cosa di cui vergognarsi! Noi sappiamo però che la lotta per la Liberazione, in queste terre, un colore ce l’aveva. E non vogliamo smettere di ricordarlo.

Fronte della Gioventù Comunista - Reggio Emilia

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