Un I°maggio senza lavoratori, senza un Partito Comunista. Ripartiamo dalla gioventù comunista!
Ormai la giornata del primo di maggio, nella nostra città, è diventata una sofferenza. Un primo maggio senza nessuna rivendicazione concreta:solamente retorica istituzionale sull’importanza del lavoro (quale incredibile rivelazione!) e l’immancabile mantra della “legalità”.
Parole che ormai non sono più credibili, dette da chi ha svenduto (e continua tutt’ora) diritti e conquiste sociali ottenute dal movimento operaio italiano in anni di durissime battaglie. Anni di lotte e di sofferenze senza dubbio.Anni di tensioni sociali enormi; anni in cui il rischio di un colpo di Stato fascista era concreto e reale; anni in cui però la classe lavoratrice aveva coscienza di essere tale, aveva coscienza del proprio ruolo; anni in cui la maggior parte dei lavoratori e degli studenti erano organizzati sotto le insegne, piaccia o meno, del Partito Comunista Italiano.
Cosa rimane oggi, dopo la scomparsa del PCI, la dissoluzione dell’URSS e il dilagare del pensiero unico sull’immutabilità del sistema economico e sociale che abbiamo?
Onestamente dobbiamo riconoscere che rimangono solo macerie.
Il corteo di quest’anno, organizzato come sempre da CGIL-CISL-UIL era comprensibilmente striminzito e silenzioso; ci vuole in effetti del coraggio a manifestare il giorno della festa dei lavoratori sotto le insegne di quei sindacati che un tempo avremmo chiamato “gialli”. Nessun altro sindacato era però presente purtroppo.
Una discussione approfondita non è più rimandabile nemmeno sul ruolo del sindacato, sulla sua funzione e in che modo i comunisti debbano militarvi.Altre macerie che la gioventù comunista si trova a dover affrontare.
A tutto ciò si aggiunga lo sforzo di analisi e di organizzazione di tutti quei lavoratori dal contratto precario, che a differenza di quanto gridano altri soggetti politici, non si identificano automaticamente con la fantomatica categoria dei “giovani”. La precarietà colpisce difatti giovani e meno giovani e sempre di più anche le forme contrattuali che un tempo sembravano più sicure vengono sistematicamente attaccate e rese più flessibili.
Un compito difficile ma che deve essere affrontato.
Così, nella desolazione di piazze semi deserte ed esigui cortei autoreferenziali (in cui in ogni caso non vorremmo mai vedere cordoni di forze dell'ordine) quello che appare evidente non è la mancanza del Partito Democratico e di tutte le forze di “centrosinistra”.
Guardando le piazze di tutto il mondo in questo primo maggio, festa dei lavoratori, dove le bandiere rosse sventolavano con orgoglio possiamo facilmente, e tristemente, concludere che chi manca in Italia è proprio un Partito Comunista.
Il Fronte della Gioventù Comunista e tutti i suoi militanti non rimangono però con le mani in mano: il nuovo che verrà parte da noi, dalla gioventù comunista.Lasciando alle nostre spalle tutte le esperienze fallimentari di questi vent’anni per rilanciare con forza la necessità e l’idea stessa di un avvenire diverso, un avvenire migliore.
Che sarà socialista, o non sarà!
Viva il Primo maggio!
Viva i lavoratori!
Viva la gioventù comunista!
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